Fino a
circa cinquanta anni fa invece la vita contadina rappresentava qualcosa di unico, nell’organizzazione
familiare e del lavoro: dopo il lungo periodo della mezzadria, tutto era in mano alle famiglie patriarcali
che abitavano nella case coloniche e che formavano un’entità praticamente autonoma rispetto alla
società esterna.
Le famiglie, molto numerose perché formate da più nuclei famigliari, riuscivano
in linea di massima, a soddisfare tutte le esigenze lavorative quindi il contadino era un po’ anche
falegname o fabbro, ad esempio, doveva saper fare il vino e fare “la pista” (lavorazione delle carni
di maiale).
Le ”Vergare” dovevano saper coltivare i campi insieme agli uomini e occuparsi dell’orto e
degli animali da cortile, e naturalmente saper cucinare lavare, fare le pulizie, tessere al telaio in modo
tale che le figlie femmine fossero fornite della giusta “dote “ al momento del matrimonio.
I Musei del Territorio o della Civiltà contadina sono espressione viva di questo mondo che con
pochi anni è scomparso e di cui i giovani e i bambini hanno poca consapevolezza.
Sono numerosi i Musei sparsi sul territorio maceratese: il Museo delle Arti e Tradizioni popolari a
Civitanova Marche, il Museo d’Arti e Mestieri antichi a Montelupone, il Museo del Territorio a San
Severino Marche, il Museo dell’Uomo a Serrapetrona, e il Museo ella Civiltà Contadina all’Abbadia
di Fiastra (Tolentino).
Ma sicuramente il più interessante e stimolante è il Museo della nostra
Terra a Pieve Torina, allestito nell’ex convento di Sant’Agostino, che espone oggetti ed attrezzi
della civiltà contadina e pastorale, collocati secondo ambienti che ricostruiscono accuratamente
i luoghi tipici della casa colonica (ad esempio la cucina e la camera da letto).
Il tutto è arricchito
da numerosi documenti cartacei e fotografici.